Come possiamo dire?

Condividiamo l’incipit del bell’articolo dedicato da Federico Ferrari su Antinomie, blog collettivo fondato da Andrea Cortellessa, Federico Ferrari e Riccardo Venturi, che ringraziamo.

Ho incontrato Adone Brandalise una sola volta. Credo fosse nel 2008, a Venezia, in occasione di un convegno su L’inquietudine delle immagini. Ricordo ancora il suo sguardo mentre leggevo un testo, dai toni autobiografici, sul rapporto tra il volto del morto e l’apparire della figura. Ascoltava con attenzione ma, allo stesso tempo, in modo evidente, era altrove, come immerso in un turbinio di pensieri che, forse, nasceva da ogni parola che sentiva risuonare o forse era già, in un paradossale rapporto osmotico con l’ambiente circostante, fuori e dentro la sua testa. Alla fine, con grande probabilità a causa della sua infinita delicatezza (raramente mi è capitato di incontrare una persona in cui la delicatezza sia parte così integrante del modo di essere al mondo), fece alcune osservazioni, molto efficaci e pertinenti, sulle questioni che sollevavo, sull’inquietudine perturbante che l’immagine del morto, fossilizzandosi in figura, crea proprio nella familiarità del rapporto vivente tra individui (rapporto che, per l’appunto, a causa della sua vitalità metamorfica, sfugge alla dimensione, mortuaria e mortifera, della figura).

Continua a leggere l’articolo a questo LINK