9# Al cuore del Chisciotte

Paul Klee, Angelus Novus (1920)
Paul Klee, Angelus Novus (1920)

Corso di Teoria della letteratura – Università di Padova

Lezione IX–  18 ottobre 2000

 

Argomento

Mercoledì, ora breve. Brandalise ragiona sulla struttura del romanzo Don Chisciotte, dove avviene l’incontro tra racconto e plurali modalità dello stesso, quasi come in una grande enciclopedia critica giocosa delle possibilità della letteratura.

Al centro del romanzo si situa la morte di Don Chisciotte, svuotamento estremo dell’armatura che l’appende al tratto di penna grazie al quale consiste, ma come puro disegno. In questo senso il Chisciotte è meditazione sul segno, e così viene ripreso nelle innumerevoli opere che lo vedono protagonista nei secoli successivi: coreografie, opere musicali  (Don Quichotte à Dulcinée di  Maurice Ravel), film, illustrazioni (Gustave Doré) e dipinti (Picasso), studi filosofici (Americo Castro e Ortega Y Gasset). Segue una meditazione sul profilo di Don Chisciotte, che si staglia come una lettera all’orizzonte della Mancia. L’effetto Chisciotte è dunque la sua riduzione a segno, vicino in tal senso alla ricerca di Paul Klee della parte più elementare della creazione.

Da qui uno spunto per la riflessione sul destino di Don Chisciotte,  personaggio iper-destinato il cui fato è già tutto scritto nei romanzi di cavalleria. Don Chisciotte vive un’esperienza singolarissima e inimitabile, in realtà cercando di vivere un’esistenza già tutta scritta. La singolarità dell’esistenza è qui affidata a qualcosa di diverso dall’originalità tipologica delle sue forme.  La lezione chiude con un ragionamento sul rapporto tra desiderio e follia, e sul gioco sul significante in cui consiste il passaggio all’atto di Don Chisciotte: la rinominazione sua e del suo cavallo.